SCHEDE DI ACLISTI BRESCIANI ILLUSTRI
Mario Faini(Brescia
10 febbraio 1918 – 4 dicembre
2004) Fu segretario dal 1947 al 1959 vicepresidente dal 1959 al 1967 presidente dal 1967 al1971 consigliere provinciale dal 1947 al 1961 consigliere nazionale dal 1955 al 1961 e dal 1963 al 1972 membro della presidenza nazionale dal 1957 al 1959 membro del Comitato Esecutivo Nazionale dal 1957 al 1971
Mario Faini nasce a Brescia il 10 febbraio 1918. Il padre era un contadino delle colline a ridosso della città di Brescia: i ronchi. A quindici anni, lasciò l’istituto tecnico per lavorare come impiegato alla «O.M.» di Brescia. Nel 1943, entrò in contatto con la resistenza schierandosi con i gruppi di ispirazione cattolica. Rappresentò la DC nel CLN aziendale e, dopo il 1945 ne fu il primo segretario. Partecipò attivamente alla vita politica locale come propagandista del partito e collaboratore del settimanale democristiano, “Il Cittadino”. Militò nelle Acli fin dalla loro costituzione e, nel marzo 1947 ne divenne segretario provinciale. Per questo motivo si licenziò dalla Om per operare a tempo pieno alle ACLI. Fu un eccellente organizzatore tanto che il movimento in pochi anni si rafforzò rapidamente. Così, che verso la fine degli anni cinquanta (1958), le Acli bresciane potevano contare su duecentocinquantacinque circoli e15 nuclei aziendali con 31437 iscritti, grazie anche allo sviluppo vigoroso dei servizi: il patronato, le colonie marine e montane per bambini, i corsi di istruzione professionale, l'assistenza alle mondariso. Saranno quelli gli anni (fino alla fine degli anni ’60) più intensi e più belli del Movimento anche grazie all’impulso di un assistente ecclesiastico eccezionale come don Giacinto Agazzi, e a laici sensibili e preparati come Enrico Roselli, Michele Capra, Giacomo Bresciani, Mario Picchieri, Maffeo Chiecca, Marta Reali, Rita Gabelli, e molti altri che diedero alle Acli oltre al loro tempo, la passione per la formazione culturale e politica che trasmisero alle generazioni più giovani. Mario fu l’organizzatore instancabile delle scuole di formazione per militanti: corsi estivi, scuole domenicali, scuole sociali, corsi di economia politica e per amministratori comunali, convegni sulla Democrazia, sulla Resistenza, sul Movimento Cattolico ecc. da cui uscirono sindacalisti, amministratori, politici che hanno segnato per decenni la vita politica della città di Brescia e della provincia. Numerosi e puntuali furono i suoi articoli su “La Voce del Popolo”, settimanale cattolico della diocesi di Brescia, ne “la pagina del lavoratore” pagina dedicata alle ACLI e ai problemi dei lavoratori. Nel 1951 fu promotore di “ACLI bresciane” bollettino mensile per i dirigenti aclisti e nel 1959 del mensile “Battaglie Sociali” organo ufficiale del Movimento di cui fu direttore. Su “Battaglie Sociali” prese posizione sui temi più delicati del momento come ad esempio le polemiche dirette contro certi settori particolarmente conservatori del mondo imprenditoriale o contro l'azione o (l'inazione) politica del PCI durante i fatti d’Ungheria: in questa occasione le ACLI con articoli di Faini, con giornali murali, con l'affissione di manifesti e la diffusione di volantini nelle fabbriche e nelle piazze, invitarono, con linguaggio durissimo, i lavoratori comunisti a restituire la tessera del partito. Non esitò a compiere interventi che perturbarono la quiete romana: nel 1954 inviò a Giuseppe Pella, presidente del consiglio, un telegramma che lo qualificava «capo spirituale dei franchi tiratori». Il telegramma finì in segreteria di stato e l'assistente provinciale don Agazzi fu invitato perchè episodi del genere non si ripetessero. Dal 1957 al 1972 fece parte del consiglio nazionale del movimento aclista e dal 1957 al 1959 fu membro della presidenza nazionale. Invitato a far parte della Presidenza Piazzi rifiutò perché “la candidatura Piazzi era stata troppo scopertamente clientelare e personalistica”. Fu con Labor, Ciccardini ed altri fondatore della rivista “Moc, idee problemi dibattiti nel Movimento Operaio Cristiano” attorno alla quale si raccolse l’opposizione interna alla Presidenza Piazzi. Alla rivista aderì successivamente anche Bresciani che era , in quel momento, presidente provinciale delle ACLI bresciane. Brescia aderì attivamente all'iniziativa della nuova rivista. A suo sostegno, e per dar eco al raggruppamento della minoranza, la presidenza provinciale promosse un convegno su “L'anticomunismo dei lavoratori cristiani” i cui atti vennero pubblicati sulla rivista stessa. Fu un sostenitore agguerrito della linea dell'autonomia delle ACLI dalla DC e dai partiti. Condivise, come terreno di studio e di elaborazione, la «ipotesi socialista» formulata nel convegno di Vallombrosa del 1970 e si oppose fermamente contro chi in sede di comitato esecutivo delle ACLI nazionali ipotizzava di trasformare la «ipotesi» in «scelta». Nel 1971, pur sollecitato, non aderì alla costituzione del Movimento politico dei lavoratori (Mpl). Nel 1971 lasciata la presidenza provinciale delle ACLI bresciane e tutti gli incarichi a livello nazionale, eccetto quello di presidente del collegio nazionale dei probiviri delle ACLI, dedicherà il suo tempo, le sue ricerche, i suoi studi al movimento cattolico sociale bresciano. Con Carlo Albini, gia primo segretario delle ACLI bresciane, e Giuseppe Camadini, nel 1971 fondò il Centro di Documentazione (Ce.Doc) del quale fu direttore fino al 1993. Per il Ce.Doc organizzò 17 convegni sul Movimento Cattolico dall’unità d’Italia alla liberazione. Ha pubblicato 33 volumi di memorie di personaggi del movimento cattolico bresciano. Ha realizzato, sempre presso il Ce.Doc, uno schedario che comprende circa 6000 schede storiche degli ultimi cinquant’anni. Ha poi pubblicato numerosi libri di carattere storico, oltre a quelli sul movimento cattolico, sul movimento operaio e sul movimento anarchico. Solo per citarne alcuni:
Scrisse anche racconti sulla realtà culturale e sociale bresciana:
Con alcuni amici delle ACLI diede vita a una piccola editrice autofinanziata (la Sangallo) per stampare e diffondere una collana di studi e ricerche sulla storia locale. Dall’inizio degli anni settanta aveva iniziato una collaborazione con il “Giornale di Brescia” pubblicando sotto pseudonimo una serie di racconti che troveranno posto poi in alcuni volumetti. In questi ultimi anni stava raccogliendo materiale sulle stragi fasciste di piazza Fontana, piazza Loggia, Bologna ecc. per capire quale filo logico e storico collegasse questi eventi tra loro. Purtroppo la morte non gli ha permesso di terminare il suo lavoro. Lucio Bregoli
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