SCHEDE DI ACLISTI BRESCIANI ILLUSTRI

ENRICO ROSELLI

(Casale Monferrato 30.10.1909 - Roma, 14.12.1964)

 

Fu presidente delle ACLI bresciane dal 1949 al 1955

 

Laureatosi in chimica e impiegato in aziende del settore, si trasferì per lavoro a Brescia, dove fu subito presente nell'Azione Cattolica e, più tardi, nei “raggi aziendali”. Colto, aperto. Sensibilissimo, collaborò fin dal 1938 a L'Italia di Milano con novelle e articoli. Attivissimo nella Resistenza, accanto a Riccardo Testa, anch’egli piemontese, fu tra i fondatori della Democrazia Cristiana bresciana. Rappresentò poi le forze cattoliche sindacali nel CLN e nella Resistenza. Alla Liberazione fu segretario alla Camera del lavoro per la corrente cristiana, che lasciò per la direzione dell'ufficio provinciale del lavoro, al quale, in tempi difficilissimi di disoccupazione e di fame, diede tutta la sua inesausta passione, la sua ininterrotta attività, la sua viva intelligenza. Fu anche presidente provin­ciale dell'INAM.  A Roma diresse l'ufficio Studi della DC, cui diede notevolissimo impulso. Deputato per Brescia alla Assemblea Costituente (1948), rieletto nella prima, nella seconda e nella terza legislatura, fu eletto senatore per il collegio di Breno alle elezioni politiche dell'aprile 1963. E' stato sottosegretario di Stato per la Difesa (ministero Tambroni) dal 2 aprile al 26 luglio 1960; sottosegretario di Stato per il Bilancio (ministero Fanfani) dall'8 luglio 1980 al 21 febbraio 1962 e segretario generale del CIR. Fu membro dell'Assemblea parlamentare della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio e successivamente dell' Assemblea parlamentare della Comunità Economica Europea dell'Euratom. Per obbedienza al partito e per amore di servizio alla comunità fu consigliere comunale a Brescia e a Ghedi e sindaco di Bagolino. Collaborò a giornali e riviste e stampò volumi come La fabbrica e Cento anni di legislazione italiana. Curò due antologie: Voti sociali dei cattolici italiani e Pensiero sociale dei cattolici italiani. Dopo la morte venne stampato un volume di suoi scritti col significativo titolo A cuore aperto (Città Nuova, Roma, 1987, pp. 282 in 8°).

Fu Presidente provinciale delle ACLI bresciane dal 1949 al 1955.

Don Giacinto Agazzi scrisse: «Fu uomo di carità squisita. Degli uomini egli preferiva cogliere i lati buoni e mai, dico mai, m'è capitato di sentire da lui giudizi severi sulle persone: gli stessi avversari politici erano da lui trattati con profondo rispetto: con alcuni di questi si mantenne fino alla morte in cordiale amicizia. A tutti è noto quanto egli si adoperasse per introdurre anche nei rapporti tra gli uomini politici l'autentico fuoco della carità e come soffrisse quando gli avveniva di constatare che la politica non era proprio terreno adatto per l'esercizio della cristiana carità. Perché buono egli non volle mai essere uomo di parte. Anche all'interno del suo stesso partito egli rifiutò l'adesione sistematica ad un gruppo: per questo alcuni troppo superficialmente, lo vollero giudicare incapace di una scelta politica; oggi ogni onesto deve riconoscere che Roselli in realtà seppe coraggiosamente operare la più difficile delle scelte, quella della vita diritta, franca, senza compromessi e senza calcoli, che porta alla difesa dei deboli, degli umili, degli oppressi, al di fuori di ogni demagogismo e di ogni vano dilettantismo.

Fu uomo dall'eloquenza trascinatrice. I suoi discorsi, in genere improvvisati e sempre ispirati a un sano ottimismo, rivelavano, oltre ad una cultura vasta, profonda, un'anima nobilmente popolare e una spiccata passione sociologica. Roselli infatti fu più sociologico che politico: per questo si trovò a maggior agio nella Democrazia Cristiana del primo periodo, quando la preoccupazione sociologica aveva, sulla preoccupazione partitica, una larghissima prevalenza e la carica ideale era in tutti innegabilmente più ricca.

Fu uomo intensamente religioso. La sua religiosità, sempre fervida e laica, talora con vibrazioni degne di un mistico, poggiava su una validissima formazione teologica: il senso del soprannaturale era in lui vivissimo e non di rado avveniva che i suoi interlocutori rimanessero interdetti se egli parlava della preghiera, della Vita sacramentale, della Grazia, della Chiesa, del Papa.

Conobbe, apprezzò e frequentò il Movimento dei Focolari, del quale esaltava la freschezza religiosa, la semplicità delle idee ispiratrici e la docilità alla Chiesa. Ma la sua spiritualità, mentre attingeva a varie fonti, prima fra tutte a quella francescana, rimaneva sempre una spiritualità autenticamente personale dal timbro inconfondibile, libera da schemi precostituiti e umilmente docile agli influssi dello Spirito Santo. La morte sua sopravvenne prematura e repentina, dovuta anche al generoso dispendio di energie profuso nell'apostolato e nell'esercizio delle funzioni sociali e politiche.

Nel settembre 1972 gli venne dedicato un monumento a Visano.