SCHEDE DI ACLISTI BRESCIANI ILLUSTRI
ALFREDO SOGGETTI (Tavernola Bergamasca
5.9.1926 - Sarezzo 17.4.1993) Fu
presidente delle ACLI bresciane dal 1966 al 1967
Nasce
a Tavernola Bergamasca nel 1926. Negli anni immediatamente
precedenti la guerra si trasferisce a Sarezzo, dove trascorrerà il resto
della sua esistenza. A Gardone frequenta la scuola di Avviamento Professionale e
a 14 anni inizia a lavorare alla FARE (Fabbrica Armi Regio Esercito), sempre a
Gardone VT, ma nel 1943 ,all’indomani del crollo del regime fascista, viene
licenziato. Intraprende gli studi magistrali come privatista, fino al diploma e
al superamento dell’esame di Stato. Inizia
così la sua carriera di maestro e successivamente di Direttore didattico. Oltre
allo studio strettamente scolastico coltivò sempre la passione per l’arte, la
musica e la pittura in primo luogo, e nella maturità quella per gli studi di
storia locale. Educato
in famiglia ai principi della religione cattolica, negli anni della gioventù,
che erano anche gli anni difficili della guerra, matura i propri valori
frequentando a Sarezzo il curato don Angelo Pozzi e poi, nel dopoguerra, don Lio
Pedersoli. E’
negli anni del dopoguerra, gli anni della ricostruzione di una società civile
lacerata da conflitti interni, anni quindi di forti passioni politiche, che
inizia il proprio impegno nell’ambito più strettamente politico, partecipando
all’attività dell’Azione Cattolica. Nei primi anni Cinquanta è Consigliere
comunale a Sarezzo nelle fila della DC. Diviene poi vice Sindaco e nel 1956, a
trent’anni, è eletto Sindaco. Da
questo momento la vita politica locale lo assorbirà e lo vedrà profondamente
impegnato fino agli anni settanta, quando, in un clima che preludeva alle
vicende politiche di questi anni, decide, almeno ufficialmente, di abbandonarla.
Fino al 1966 è sindaco del suo Comune e proprio in quell’anno è eletto
presidente provinciale delle ACLI. Nel
1975 è nuovamente eletto sindaco nelle liste della DC, ma inseguito ad alcune
manovre politiche che lo lasciarono amareggiato, preferisce dimettersi. Rimarrà
comunque un punto di riferimento per gli amministratori locali, prodigo di
preziosi consigli anche nelle situazioni più difficili. Credeva
nella famiglia, che con la moglie Lucia creò numerosa, e credeva nella necessità
di una educazione e di una convivenza civile e politica improntata all’onestà,
alla libertà di pensiero, al senso critico della discussione e del dialogo
aperto. Di
carattere piuttosto schivo dimostrò sempre il più assoluto disinteresse per la
carriera politica fine a se stessa e per i riconoscimenti ufficiali. Muore il 17
aprile del 1993.
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