Consiglio di Presidenza su i rapporti tra il Circolo e il parroco. (28 ottobre 1969)  

Traccia sulla quale si è sviluppata la riunione.  

«Introduzione: la riunione di questa sera non può e non vuole in alcun modo essere una riunione polemica: è stata convocata, anche su richiesta di don Nicola, per una decisa e consapevole chiarificazione dei rapporti tra Circolo ACLI e parroco.

A.      Fare giorno per giorno le ACLI in città e in modo particolare in una comunità di periferia non è per nulla facile: sia perché coloro che sono impegnati lavorano tutto il giorno, hanno spesso famiglia e magari anche altri impegni, sia perché l'impegno aclista esige preparazione, sufficiente informazione che non è sempre facile avere, rapidità di decisione e tempestività di interventi.

B.      Fare le ACLI esige anche rischiare e qualche volta pagare di persona: le ACLI non sono in una comunità parrocchiale altro che una componente necessariamente per fine, per tensioni, per sensibilità. Per cui se da una parte il Circolo non deve pretendere di diventare o solo di identificarsi con la comunità parrocchiale, dall'altra l'attività o il modo di essere del Circolo deve svolgersi in libertà e in rischio senza preoccupazioni di coinvolgere necessariamente la comunità parrocchiale.

C.      Le ACLI sono un'associazione democratica di lavoratori: perciò non può prescindere dall'interessarsi e dal farsi carico di tutti i problemi dei lavoratori e non può non essere in linea con l'assunzione di responsabilità di cui risponde ai soci.

D.      Le ACLI per la loro natura non possono essere un movimento conservatore ma un movimento di continuo rinnovamento interno e di stimolo alla rinnovazione della società: esse in questa loro opera senza pretendere paternità o monopolio di verità si sforzano di tradurre in concreto valori perenni del cristianesimo anche se con modi e soluzioni di loro natura opinabili.

Alla luce di tali considerazioni noi vorremmo porre i nostri rapporti col parroco:

a)       per quanto riguarda la responsabilità del Consiglio di Presidenza e in genere degli aclisti di fare le ACLI;

b)       per quanto riguarda i riflessi sulla comunità della nostra attività;

c)       per quanto riguarda la funzione dell'assistente;

d)       per quanto riguarda la disponibilità degli strumenti della nostra azione.

I punti di frizione che sempre più frequentemente negli ultimi tempi hanno mandato scintille sono:

  • ruolo dell'assistente (ruolo spirituale o ruolo politico)

  • la sede, come locale della parrocchia

  • le posizioni che abbiamo assunto qui al Villaggio, come quelle assunte in sede nazionale.

Per quanto riguarda l'assistente: noi abbiamo sempre pensato ad un assistente che lavora con noi che comprende le nostre esigenze, che condivide la nostra ansia.

Don Nicola non è mai venuto alle nostre riunioni per lasciarci liberi, perché aveva fiducia in noi: ma oltre a non avere mai avuto la possibilità di discutere con lui, di confrontare le nostre idee ecc, noi l'abbiamo sempre sentito controllore che deve essere sempre e preventivamente informato, che aspetta al varco per giudicare.

E' una posizione certamente anormale per un assistente delle ACLI: ci fa sentire irresponsabili, ci umilia.

Per quanto riguarda la sede: è di proprietà della parrocchia, ma se ci viene affidata come sede, non può essere utilizzata come arma di controllo e di ricatto sulle nostre attività:

1)   due o tre settimane fa il sottoscritto ha chiesto al presidente di poter fare una

      riunione privata (cioè che non aveva niente a che fare col Circolo): ho avuto la diffida dal parroco a non farne più;

2)   questo è successo anche ai primi di agosto per un'altra riunione che non volevamo per ragioni tattiche far apparire delle ACLI;

3)   questo è successo per il complessino; il parroco ne ha tratto motivo per minacciare la espulsione del Circolo dai suoi locali e per invitare le mamme a non mandare figli e figlie in quella stanza "perché chissà che cosa si fa".

Per quanto riguarda le posizioni che abbiamo assunto qui al Villaggio si possono compendiare le reazioni del parroco

-   nell'episodio del manifesto per la serrata dei F.lli Palazzani: dopo mezz'ora che erano stati esposti sono stati restituiti a chi li aveva esposti a cura del parroco e con una sua lettera in cui si dice che tali manifesti non possono essere esposti né alla Chiesa, né al Bar;

-   dall'accusa che spesso ci lancia di essere contestatori esagerati, come dalle riserve sulle posizioni dell'autonomia ecc.

Noi sappiamo quanto dannose siano in una comunità come la nostra fratture che si approfondiscono tra le dicerie, i fatti e le parole riferite: noi non vogliamo fratture che poi non si sa, e nessuno sa dire da che cosa dipendono, né per quali fatti e idee siano state determinate: noi sappiamo che ci possono essere diversità di posizioni e di idee, magari polemiche momentanee, ma non fratture sul piano personale, né tacite scomuniche.

Le incomprensioni e gli equivoci se ci sono devono essere fugati attraverso una franca discussione: sappiamo che qui possiamo anche se con fatica e sacrificio fare molto, ma ci è difficile farlo in clima di sospetto, di incertezza e di incomprensione.»