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Molto Rev. Don Nicola,
vogliamo
qui riassumerle per iscritto e precisarle il nostro atteggiamento in merito alla
sua richiesta di lasciarle libera la stanza, sede del Circolo ACLI del Vill.
Prealpino, perché richiesta dagli Scout.
Come abbiamo già avuto modo di precisarle nell'incontro che abbiamo
avuto con lei, noi non vogliamo certo contrastare, né tantomeno impedire che la
Nuova Tempera faccia spogliatoi e mensa per gli operai, né vogliamo mettere in
alcun modo in difficoltà gli Scout.
Noi vediamo con soddisfazione la soluzione per gli operai della Nuova
Tempera, che avrebbe dovuto essere presa anche senza l'intervento delle autorità
pubbliche, così come sappiamo che l'attività degli Scout è positiva come
forma associativa e formativa, unico esempio al Villaggio Prealpino, così
povero di vita associativa e di impegno formativo.
Ma vogliamo far rilevare:
a)
Che è ingiusta e stonata l'affermazione contenuta nella lettera degli
Scout che le ACLI non fanno attività prettamente parrocchiale e ritenerla
giustificativa della richiesta di revoca della concessione della nostra sede;
alla stessa stregua noi potremmo chiedere che se gli stessi Scout fanno attività
prettamente parrocchiale, o se tale attività sia svolta dalla Bocciofila, dalla
FABARM, dai cacciatori, dai condomini ecc.
b)
Che la necessità di sorveglianza e di controllo può essere teoricamente
meno grave se gli Scout vengono sistemati in locali sotto il bar, ma in pratica
non si risolve con la vicinanza dei locali, poichè riguarda l'impegno e la
disponibilità dei responsabili e nessuno può dirci onestamente che negli
stessi locali oggi richiesti dagli Scout in passato si sono verificate
incresciose situazioni dovute all'assoluta mancanza di sorveglianza o di
impegno;
c)
Che la parrocchia e le attività parrocchiali non possono ridurre il
problema formativo e associativo dei giovani e degli adolescenti del villaggio
all'attività benemerita e molto apprezzabile degli Scout, ma è un problema più
grosso e più generale che sarebbe giusto affrontare globalmente; tenendo anche
conto che anche alle ACLI sono iscritti molti giovani del Villaggio;
d)
Che gli ambienti della parrocchia non sono solo la stanza in scantinato,
sede delle ACLI, ma sono anche altri e se si vuole trovare una soluzione diversa
della estromissione delle ACLI, si può trovare. Se invece la sistemazione degli
Scout è un pretesto per eliminare elegantemente le ACLI, soluzioni non se ne
potranno mai trovare. Perché noi non vogliamo pensare che le cose stiano così
è giusto che il problema sia posto a tutte le attività e riguardi l'uso di
tutti gli ambienti;
e)
Che al Villaggio, e questo tutti lo sanno, è impossibile trovare locali
per attività sociali al di fuori di quelli parrocchiali.
A conclusione dell'incontro che abbiamo avuto con Lei (e in cui Lei ci ha
categoricamente e ripetutamente escluso che la richiesta di liberare la stanza
fosse dovuta ad altri motivi o a giudizi circa l'attività o le idee delle ACLI)
accertato che il problema era unicamente di carattere logistico, Lei affidava a
noi il compito di ricercare assieme al Rev. don Giuseppe e al sig. Braghini la
soluzione.
Nella riunione che avemmo con Don Giuseppe e con Braghini si trovò la
seguente soluzione, nella quale concordavano Don Giuseppe e Braghini: gli Scout
avrebbero usato la nostra sede e noi ci saremmo trasferiti nella stanza a Nord
sopra il Bar alle stesse condizioni di uso dell'attuale sede; le altre attività
e riunioni sarebbero state trasferite nella stanza grande sopra il Bar.
Non sappiamo perché sia stata svuotata questa soluzione: sta di fatto
che la proposta definitiva e indiscutibile che Lei ultimamente ci ha fatto, cioè
l'uso un giorno alla settimana, a nostra scelta, della stanza sopra il Bar (a
nord) non può da noi essere accettata perché vuol dire impedire al Circolo
ogni attività, né per noi ha senso perché la nostra riunione settimanale è
in funzione delle attività che si devono fare.
Vuol dire non fare più le attività promozionali di partecipazione e di
servizio che abbiamo fatto per il bene del Villaggio e a testimonianza della
fecondità del messaggio evangelico. Questo
può far piacere a qualcuno, non può far piacere a tanti che ne hanno
usufruito.
Ora sta a Lei: noi non possiamo accettare di lasciare la nostra sede per
una stanza disponibile un solo giorno alla settimana, Lei può chiederci di
andarcene, ma sappia che equivale impedirci di fare quelle attività di cui
sopra.
Siccome voci e interpretazioni le più diverse e le più assurde nascono
sempre specie quando le cose vengono solo dette, per evitare il più possibile
equivoci e fraintendimenti, La preghiamo di comunicarci la sua decisione per
iscritto.
Ci dispiace di doverle dare preoccupazioni, ma neanche noi abbiamo vita
facile e queste rogne non le abbiamo sicuramente cercate.
Distinti saluti.
Brescia, 18.10.1972 Il Consiglio Direttivo (seguono le firme di tutti i membri del Consiglio Direttivo)»